Il negligente, San Pietroburgo, stamperia del corpo dei Cadetti, 1758

 ATTO TERZO
 
 SCENA PRIMA
 
 LISAURA e DORINDO
 
 LISAURA
 Sì mio caro Dorindo, eccovi il foglio,
 il padre, che di me non ha sospetto,
 ieri l’ha sottoscritto e non l’ha letto.
 DORINDO
840Oh quanto di ciò godo! (Prende il foglio)
 Vedrete oggi, mia cara,
 quant’opportuno a noi fia questo foglio.
 E vedrà ser Imbroglio
 e ser Cornelio e il conte, ch’è un bagiano,
845che la biscia ha beccato il ciarlatano.
 LISAURA
 Lo voglia il ciel.
 DORINDO
                               Vedrete
 qual sia l’affetto mio,
 oggi ci rivedrem, Lisaura, addio.
 
    Dall’amor mio sincero
850tutto sperar vi lice,
 morò con voi felice
 se vivo col mio ben.
 
    Mille contenti attende
 per sua mercede il core,
855nacque per voi l’amore,
 per voi morrà nel sen.
 
 SCENA II
 
 LISAURA, poi AURELIA
 
 LISAURA
 Amor non dà mai pace.
 Quand’un’alma dovrebbe esser contenta,
 timore e gelosia l’alma tormenta.
 AURELIA
860O signora Lisaura, le son serva.
 Ella è sempre più bella e più vezzosa.
 Quando mai si fa sposa?
 LISAURA
 Ch’io sia sposa o fanciulla,
 quest’è un affar che a voi non preme nulla.
 AURELIA
865Anzi mi preme assai;
 anzi sempre bramai
 che il ciel secondo e amico
 fosse al suo cor. (Non me n’importa un fico).
 LISAURA
 Ed io bramai di core,
870per non dirvi bugia,
 che voi di questa casa andaste via.
 AURELIA
 Grazie alla sua bontà. V’andrò ma forse
 bramerà il mio ritorno
 e si riccorderà d’Aurelia un giorno.
 LISAURA
875È difficile molto.
 AURELIA
                                  Oh già si sa
 che una dama di rango non si degna
 rammentarsi di me vile ed abbietta.
 LISAURA
 Siete, Aurelia mia cara, una fraschetta.
 
    Nel furor di doppio vento
880nauffragante passaggiero
 nell’istabile elemento
 vien la morte ad incontrar.
 
    Ogn’insulto ancor più fiero
 soffrirò del fato rio
885ma la gloria e l’amor mio
 vo’ costante conservar.
 
 SCENA III
 
 AURELIA, poi CORNELIO
 
 AURELIA
 Vedrà, vedrà la stolta,
 quale sarà del simular l’effetto.
 CORNELIO
 Aurelia, ecco in un foglio
890assicurata alfin la nostra sorte.
 AURELIA
 Adorato consorte,
 voi mi date la vita.
 CORNELIO
                                     Abbiam buscato
 trentamila ducati e siamo in tre,
 diecimila de’ quai toccano a me!
 AURELIA
895Ora, se a me non riesce
 di carpirli la dote,
 poco v’importerà.
 CORNELIO
                                   Nulla mi preme.
 I diecimila li godremo insieme.
 AURELIA
 Ma il denaro l’avete ancora avuto?
 CORNELIO
900No, ma son qui venuto
 per farmelo contare.
 AURELIA
 Fra tanto ci potressimo sposare.
 CORNELIO
 Ciò si fa facilmente. Ecco la mano.
 AURELIA
 Accetto il dolce invito,
905tua consorte son io.
 CORNELIO
                                      Son tuo marito.
 AURELIA
 
    Che bel contento è questo
 sposarsi qui fra noi
 ma questa sera poi,
 Cornelio, come andrà?
910Oh che piacer, mio caro,
 o che felicità.
 
 SCENA IV
 
 CORNELIO, poi FILIBERTO
 
 CORNELIO
 Ecco il buon Filiberto.
 FILIBERTO
 Amico vi son schiavo.
 CORNELIO
 Vo’ che mi dite bravo.
915Fatt’ho l’aggiustamento,
 tutto tutto è finito.
 FILIBERTO
                                     Oh che contento.
 CORNELIO
 Volete udir gli articoli ed i patti?
 FILIBERTO
 Oibò.
 CORNELIO
              Legger volete
 la forma dal contratto?
 FILIBERTO
                                            Oibò.
 CORNELIO
                                                         V’intendo.
920Volete solamente
 il denaro contare?
 FILIBERTO
                                    Oibò.
 CORNELIO
                                                 Ma questo,
 signore, tocca a voi.
 FILIBERTO
 Eh lo faremo poi.
 CORNELIO
 S’oggi non lo pagate,
925rotto è il contratto e in lite ritornate.
 FILIBERTO
 Oggi si pagherà.
 CORNELIO
                                 Saper volete
 la somma?
 FILIBERTO
                       Oibò.
 CORNELIO
                                    Ma come si farà.
 FILIBERTO
 Oggi venite, che si pagherà.
 CORNELIO
 Oggi dunque verrò da voi col conte,
930fate che le monete siano pronte. (Parte)
 
 SCENA V
 
 FILIBERTO solo
 
 FILIBERTO
 Da tante confusioni
 a mancarmi comincia or l’appetito.
 Ora mi fugge il sonno,
 cercar questo vogl’io
935dell’arpa al dolce suono
 e a questa i miei pensier tutti abbandono. (Va a cercar l’arpa)
 
    Levarsi doppo il sole
 e andar prima di quello
 nel letto a riposar,
940questa si può chiamar
 vita beata.
 
    Chi faticar si suole
 consuma il suo cervello
 e alfine ha da crepar.
945Compiango a lavorar
 la gente nata.
 
 SCENA VI
 
 PASQUINO vestito alla reale finge esser divenuto pazzo, poi PORPORINA
 
 PASQUINO
 Un disperato amor a che riduce!
 Par che solievo sia
 il fingere pazzia
950ma poco giova al cor, se la sua bella
 infida si mantiene... (Vedendo venir Porporina)
 Eccola che sen viene.
 Carichiamoci in volto e alla natura
 unisca quel che può la mia figura.
 PORPORINA
955(Al certo non m’inganno, egl’è Pasquino! (Mirandolo con stupore)
 Ridotto ha il poverino
 l’eccessivo d’amor foco geloso
 all’estrema pazzia).
 PASQUINO
 Chi sei nero serpente,
960o diavolo vestito,
 ch’ardisci profanar con finte spoglie
 dell’umana ragion gl’antri e le soglie?
 PORPORINA
 (Povero mio Pasquin pazzo è davvero).
 PASQUINO
 Rispondi o su quel grugno
965unito al scettro mio t’appoggio un pugno. (In atto di dargli una bastonata col scetro)
 PORPORINA
 Cos’hai Pasquino mio?
 PASQUINO
 Né Pasquino qui c’è né il sior Marforio.
 Dimmi chi sei, che vuoi?
 PORPORINA
 La Porporina tua, non mi conosci?
 PASQUINO
970La porpora che splende al trono mio
 non è del tuo color finto e leggero.
 PORPORINA
 Ma donde viene mai
 che il tuo ben non ravvisi?
 Ah me infelice ho perduto Pasquino,
975chi mi consolerà, son disperata. (Piange)
 PASQUINO
 (Chi sa se davver piange!
 Han le lacrime ognor pronte le donne).
 (Con stromenti) Giove regolator di pianti e risa,
 s’avvien che mai divvisa
980per mia fatalità vada dal trono
 la porpora che in dono
 tua benefica man mi diè in governo,
 si scateni l’inferno
 e furie e spetri e quanto v’è d’orrore
985manda pur contro me (uh che timore). (Piano da sé guardando Porporina che piange e trema)
 PORPORINA
 Mi par già di veder diavoli e mostri.
 PASQUINO
 Dell’infocato stuol l’armata errante
 non spaventa un guerrier che per suo cibo
 li fulmini divora e li serpenti;
990già stridono li denti,
 tu la prima sarai (Prende Porporina per mano con furia)
 che porga al mio furor l’esca dovuta.
 Ti conosco alla ciera,
 tu la perfida sei donna Megera.
 PORPORINA
995Ah per pietà Pasquin torna in te stesso,
 la tua fedel, un dì la tanto cara
 tua Porporina sono,
 quella che del tuo cor il prim’affetto
 sincera ti donò, quella che sempre
1000giurò d’amarti e ognor fida t’adora.
 PASQUINO
 Pazzo non sono più, se m’ami ancora.
 Infida ti credei,
 fra le pazzie cercai prove sicure
 per levarmi dal cor tutto il funesto
1005che suggerisce amor e gelosia.
 Tutto finsi mio ben. Dimmi, sei mia?
 PORPORINA
 E ancor me lo dimandi?
 PASQUINO
 Bella cosa peraltro
 lasciar per un amante il suo marito!
 PORPORINA
1010Veramente polito!
 Trovarsi un’amorosa
 e abbandonar così la propria sposa!
 PASQUINO
 L’ho fatto per vendetta.
 PORPORINA
 Ed io per far servizio alla padrona.
 PASQUINO
1015Porporina scherzai, credilo a me.
 PORPORINA
 Giuro ch’io non amai altri che te.
 PASQUINO
 Dunque tu mi vuoi ben?
 PORPORINA
                                                Purtroppo ingrato.
 PASQUINO
 Ed io son di te sola innamorato.
 PORPORINA
 Peraltro ti ho sentito...
 PASQUINO
1020Ti ho veduta fra tanto...
 PORPORINA
 Mi hai fatto sospirare.
 PASQUINO
                                           Ho tanto pianto!
 PORPORINA
 Bricon, così tradirmi?
 PASQUINO
 Via, facciamo la pace.
 PORPORINA
                                          Signor no.
 PASQUINO
 Signora sì, signora sì.
 PORPORINA
1025Come la vogliam far?
 PASQUINO
                                          Facciam così. (S’abbracciano)
 
    Vita mia, mio bel tesoro,
 per te smanio, per te moro.
 
 PORPORINA
 
 Idol mio, mio dolce amore,
 per te in sen mi brucia il core.
 
 PASQUINO
 
1030Fammi un vezzo.
 
 PORPORINA
 
                                  Io non so.
 Fallo tu.
 
 PASQUINO
 
                  T’insegnerò.
 
    Cara, cara.
 
 PORPORINA
 
                          Bello, bello.
 
 A DUE
 
 Ahi che amor con un martello
 mi fracassa in petto il cor.
 
 PORPORINA
 
1035   Deh, non darmi gelosia.
 
 PASQUINO
 
 Pace è fatta e pace sia.
 
 A DUE
 
 Ho provata la gran pena!
 Ho provato il gran dolor.
 
 SCENA VII
 
 FILIBERTO, CORNELIO, LISAURA, AURELIA, uno che finge il CONTE
 
 FILIBERTO
 No no, madonna Aurelia,
1040se tornate a svenir, sarà tutt’uno.
 AURELIA
 Possibile signor...
 FILIBERTO
                                   S’anco ti vedo
 colla spuma alla bocca no non ti credo.
 CORNELIO
 Via signor Filiberto,
 spicciate il signor conte.
 FILIBERTO
1045Quanto dice il contratto?
 CORNELIO
 Trentamille ducati.
 FILIBERTO
                                      Eh siete matto?
 CORNELIO
 Tal è l’aggiustamento
 sottoscritto da voi.
 FILIBERTO
                                    Come?
 LISAURA
                                                    Che sento.
 CORNELIO
 Convien pagare o da una nuova lite
1050sarete travagliato.
 FILIBERTO
 Io sono assassinato,
 son mandato in malora.
 Ecco lo scrigno colle chiavi ancora.
 
 SCENA ULTIMA
 
 DORINDO, PORPORINA e PASQUINO che restano in disparte
 
 DORINDO
 Fermatevi, signor, che nulla tiene
1055quel vostro bel contratto.
 Ai quanti è stipulato?
 CORNELIO
 Stamane fu firmato.
 DORINDO
 Questo è del giorno d’ieri.
 CORNELIO
                                                  E che contiene?
 DORINDO
 Un’ampia donazione
1060che fa di tutto il suo
 Filiberto alla figlia.
 Quest’instrumento il giorno d’ieri è fatto,
 onde non val di questo dì il contratto.
 FILIBERTO
 Che siate benedetto; e qual mercede
1065posso darvi signor?
 DORINDO
                                      Di vostra figlia
 a me basta la mano e voi sarete
 padron del vostro, fino che vivete.
 FILIBERTO
 Io sono contento.
 LISAURA
                                  Ed io felice sono.
 DORINDO
 Donatemi la destra, il cor vi dono.
 FILIBERTO
1070Aurelia, andate tosto
 fuori di casa mia.
 AURELIA
                                   Poco m’importa;
 di già son maritata.
 CORNELIO
                                       V’ingannate.
 Se la robba non v’è più non vi voglio.
 Non val l’obligazione.
 AURELIA
1075Voi mi sposaste senza condizione.
 Voglia o non voglia, alfin vostra son io.
 CORNELIO
 Ho fatto un bel guadagno da par mio.
 FILIBERTO
 Se speraste goder sofrite il danno,
 sopra l’ingannator cade l’inganno.
 PORPORINA
1080Pietà, signor patron.
 PASQUINO
                                        Misericordia.
 FILIBERTO
 Siete qui disgraziati?
 Ancor per questa volta
 vi siano i vostri falli perdonati.
 CORO
 
    Chi lieto giubila,
1085chi tristo geme,
 chi piange e freme,
 chi lieto sta.
 
    Dolente è il core
 del traditore
1090ma l’innocente
 godendo va.
 
 Fine del drama